Policy Mix per la Transizione Ecologica nelle Aree Rurali: Educare all’intersezionalità e alla complessità
Il panorama economico, politico e sociale attuale si contraddistingue per una caratteristica dominante: l’incertezza. Un’incertezza alimentata dalla costante e repentina trasformazione ambientale, che scuote l’economia locale e globale così come il tessuto sociale, già fortemente provato dalla crisi sanitaria e dai forti squilibri geopolitici.
Un’incertezza che esige politiche integrate e sistemiche, capaci di rispondere alle esigenze e complessità umane ed ambientali, di favorire una maggiore connessione tra attori e territorio, di attrarre finaziamenti per supportare i sistemi produttivi e di creare uno spazio di azione giusto e sicuro.
Ed è proprio questa intersezionalità e complessità che dovremmo recuperare per implementare realmente la transizione ecologica, facilitata proprio da un sistema di conoscenza e innovazione agricola più complesso.
In questo, il settore primario ha un enorme potenziale, perchè il cibo unisce naturalmente l’uomo al creato, rafforzando il senso comunitario anche attraverso l’identità alimentare e sostenendo intere economie. Una naturale intersezionalità che potrebbe renderlo un attore resiliente e multifunzionale, in grado di soddisfare non solo le esigenze di agricoltori e consumatori, ma anche quelle della società nel suo complesso.
Partendo da questa ambizione e dalla pluralità di politiche nazionali ed europee che stanno e devono essere messe in campo per creare sistemi agricoli e rurali più resilienti, ecologici e digitali, è nata la Summer School internazionale “Policy Mix per la Transizione Ecologica nelle Aree Rurali”. Un percorso educazione agri-culturale sistemico nato all’interno del Master Avanzato in Economia e Politica Agraria dalla collaborazione tra il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MIPAAF) ed il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II ed arricchito dal contributo della Regione Campania (Assessorato Agricoltura), dall’Associazione Scientifica “Centro di Portici” e dal Future Food Institute.
Cinque giorni, dall’11 al 15 Luglio, in cui dottorandi, giovani ricercatori e funzionari della Pubblica Amministrazione si sono riuniti (in parte fisicamente ed in parte virtualmente) in una delle aree rurali più rappresentative della nostra identità mediterranea – Pollica, presso il nostro Paideia Campus – per affrontare il tema della digitalizzazione per la transizione ecologica, per sviluppare nuove abilità a supporto dell’innovazione, per comprendere le nuove competenze richieste in agricoltura, ma anche e soprattutto per studiare sul campo le sfide delle aree rurali nella transizione ecologica, partendo dal PNRR, dalla Strategia Europea Farm to Fork, dalla Politica Agricola Comune europa e dal Next Generation EU.
Che cosa è emerso in questi giorni?
1. Politica: un ingrediente fondamentale per la transizione ecologica
Nel suo significato greco antico, la politica designava ciò che appartiene alla dimensione della vita comune. Questo ha un indissolubile collegamento con la città, il luogo principale in cui le dinamiche della comunità prendono vita, giustificando così una radice etimologica comune tra i termini politica e città, οἵ πολλοί, che appunto significa “i molti”.
Allora, parlare dell’importanza della politica nella transizione ecologica delle aree rurali è cruciale, soprattutto se queste parole provengono dal Sindaco di un borgo rurale, come Pollica ed il suo Sindaco Stefano Pisani, per riportare la politica al suo antico significato di gestione diretta della cosa comune, non più delegata, e pertanto al pieno servizio per la comunità.
Eppure questo non significa che il percorso non sia privo di sfide. Come ha ricordato Gianluca Brunori, professore dell’Università di Pisa e membro dello Standing Committee for Agricultural Research (SCAR) “si possono vedere le cose come dei problemi o come delle opportunità. Ma in realtà anche un’opportunità è un problema, perché spesso non si sa come coglierla e successivamente implementarla”.
Nuovi strumenti di analisi per valutare l’efficacia di un intervento politico integrato e di sistema è fondamentale tanto quanto l’implementazione di strategie politiche multidimensionali, capaci di abbracciare anche una transizione digitale e culturale, che sorreggono la transizione ecologica.
2. Creare ecosistemi di innovazione significa partire dalla comunità
“L’approccio integrato della Strategia Farm to Fork ha bisogno di partecipazione” sono **le parole usate da Pasquale Di Rubbo, analista politico, Unit on Policy Perspectives, DG AGRI presso la Commissione Europea.
Non è infatti possibile gettare le basi per veri e propri ecosistemi di innovazione senza una co-partecipazione e co-creazione integrata ed integrale. A livello europeo significa saper unire e riunire i protagonisti della filiera agro-alimentare (agricoltori, pescatori, rivenditori, trasformatori, idustrie alimentari, erogatori di servizi) con i consumatori, i ricercatori, i consulenti, la finanza, fino ad arrivare a creare collegamenti diretti con altre città ed altri stati.
Collegamenti che devono saper funzionare a livello macro geografico e micro geografico. E’ oramai condiviso il ruolo cruciale dei Living Lab come strumenti di capaci di generare soluzioni integrate e contestualizzate, grazie ai pilastri findamentali che li contraddistinguono: co-creazione, approccio multi-metodo, coinvolgimento attivo degli utenti, partecipazione multi-stakeholder. In questo, i partecipanti della Summer School hanno potuto beneficiare di una posizione strategica: ascoltare direttamente da Sara Roversi, Presidente del Future Food Institute e protagononista insieme al Comune di Pollica della creazione del Paideia Campus di Pollica, come questo Living Lab si è formato ed evoluto abbracciando i principi dell’ecologia integrale. Ma, allo stesso tempo, vivere ed assistere direttamente, da Pollica, applicazioni concrete di innovazione che solo un laboratorio a cielo aperto, così radicato nel potere della popolazione locale, può creare.
Attraverso le visite dell’Azienda Agricola La Petrosa e alla Cooperativa Agricola Nuovo Cilento, i partecipanti hanno potuto testimoniare direttamente la portata innovativa dell’agricoltura rigenerativa applicata al contesto mediterraneo, così come assistere alla valorizzazione concreta di risorse “dormienti” – come il potenziale degli scarti di produzione dell’olio utilizzati nel compostaggio e nel vermicompost.
E’ infatti da qui, dalla mentalità, che origina la vera innovazione: saper vedere il potenziale di risorse esistenti ma non visibili, come ci ha insegnato il Professor Gianni Lorenzoni, Professore emerito all’Università di Bologna, ed applicare la sostenibilità (intesa nel suo termine esteso) by design, partendo dal bisogno di una visione sistemica, come la Professoressa Sonia Massari dell’Università di Pisa ha spiegato parlando del Prosperity Thinking, sono le vere chiavi di volta per generare innovazione e prosperità condivisa e collettiva.
3. Avvicinare narrativa e realtà per rendere concreta la transizione eco-digi-culturale
E’ chiaro oramai quanto la transizione ecologica sia intrecciata al potenziale del digitale: un digitale sano, che può aiutare, supportare, aggiungere alla tradizione e alla conoscenza ecologica tradizionale, assicurando che essa possa sopravvivere, adattandosi ai contesti attuali. Eppure, tante sono le tematiche, perplessità e complessità che questo connubio stanno alzando e che sono state affrontate grazie al contributo di Don Andrea Ciucci, Segreterio della Pontificia Accademia per la Vita presso la Santa Sede con il quale i partecipanti hanno discusso dell’etica dell’intelligenza artificiale, del bisogno di tecnologia, non di tecnocrazia, della responsabilità derivante dall’uso di certi strumenti ma anche di una politica capace di recepire sviluppo e progresso.
E’ in questo bisogno di coerenza che si pongono anche le riflessioni di Adele Picone, Coordinatrice del Master di II Livello di Architettura e Progetto per le Aree Interne e per i Piccoli Paesi, DIARC dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Sviluppare strategie di pianificazione urbana per la rigenerazione delle aree interne capaci di accorciare la distanza tra narrativa e realtà, ciò che era e ciò che è. Le parole hanno un ruolo centrale nel nostro mondo. Danno forma alla sensibilità umana e possono trasmettere messaggi importanti e potenti. Le parole possono educare alla conservazione della biodiversità, all’uso responsabile delle risorse, alla riduzione dei rifiuti alimentari, a un’alimentazione corretta e a una dieta sana. Allo stesso modo, le parole e le narrazioni possono alterare la percezione della realtà, soprattutto quando si riferiscono a paradigmi e contesti del passato, perché ciò che era vero in passato potrebbe non essere lo stesso oggi.
Aspetti che oggi più che mai risuonano nel bisogno di chiarezza, onestà, fiducia, in quelle forme sane di collaborazione e aiuto reciproco che da sempre hanno mosso le comunità ad adottare politiche volte al benessere collettivo.
“Chi ha la sapienza la deve mettere a sistema. Chi ha il modello ha la responsabilità di trasmetterlo in orizzontale (a livello geografico) ed in verticale (alle future generazioni)” – Don Ciucci.