Riportare il convivio al suo valore: attimi quotidiani di rigenerazione individuale e collettiva
Se ognuno di noi può votare attraverso le nostre forchette, se ogni individuo, con le proprie abitudini quotidiane e scelte alimentari, può avvicinarci a modelli di sviluppo non solo sostenibili, ma rigenerativi, il momento del pasto e del convivio deve tornare a svolgere un ruolo centrale: azioni quotidiane che sappiano riavvicinare le persone tra di loro, alla loro terra, al loro territorio, alla loro identità e cultura e alla cura dell’intero ecosistema. Ambire ad una rigenerazione ed integrità della vita quotidiana, anche attraverso la condivisione del pasto, diventa pertanto essenziale.
Il potere curativo del cibo condiviso
Il convivio è da millenni uno dei momenti principali a cui è collegata la socialità. Non a caso il suo significato etimologico è proprio vivere insieme. Fin dalle prime forme di società, con-dividere il pasto non era mai solo un momento dedicato per soddisfare funzioni fisiologiche come la fame, ma si arricchiva di significati e valori profondi: alimentare il senso di comunità e comunione, condividere saperi, perchè il cibo è molto più che energia e nutrimento. Il cibo è famiglia, esperienza, inclusione, identità.
Non a caso Plutarco, pensatore dell’antica Grecia, diceva che “gli uomini non si mettono a tavola per mangiare ma per mangiare insieme”, elogiando il culto dell’ospitalità; Dante Alighieri ha scritto un intero saggio sul Convivio, un banchetto di 14 portate, vero e proprio nutrimento per corpo e spirito; Gesù Cristo rivela i suoi insegnamenti più profondi in occasione del banchetto.
Ma la condivisione del pasto rafforza anche solidarietà e riempie le distanze. Aristotele, all’interno del suo trattato Politica, condivide l’importanza di condividere i pasti per ricreare all’interno della comunità legami forti come avviene all’interno del nucleo familiare e riducendo antagonismi. Non a caso oggi parliamo del cibo come potente soft power e del tavolo come uno dei luoghi più indicati per unire e accomunare individui, anche in occasione di importanti accordi e negoziati. “Datemi un buon cuoco e vi darò un buon trattato”: così il Ministro degli Affari Esteri francese Charles Maurice de Talleyrand si era rivolto a Napoleone, ben consapevole che le prelibatezze della cucina francese potevano costituire un dettaglio fondamentale per conseguire successi diplomatici ad inizio Ottocento.
Eppure, guardando alla fotografia della società attuale, è facile intuire quanto di tutto ciò sia rimasto. Soprattutto a causa della pandemia, i momenti di scambio e di confronto sono diminuiti drasticamente, i momenti di convivialità quasi azzerati. Le cene di famiglia sono state la metafora del sentimento di solitudine e disgregazione che ha permeato le nostre vite, dove chiunque è stato privato di legami, generando conseguenze disastrose sul piano del benessere e della salute psichica. Non stupisce allora che erosione della coesione sociale e deterioramento della salute mentale siano inclusi tra i rischi più preoccupanti per il mondo nei prossimi due anni, come ha rivelato il Global Risk Report 2022.
Il cibo è metafora allora di dono, di ricchezza, di scambio. Ci nutriamo perchè abbiamo bisogno e attorno ad una tavola scopriamo di essere tutti estremamente uguali, siamo alla pari e nessuno può sentirsi superiore. Per questa ragione, il convivio è anche strumento di pace e di risoluzione dei conflitti, e in questo momento storico, costellato da guerre e da contrasti, è un momento indispensabile per poter tornare ai nostri bisogni primari, riconnetterci alle altre persone e alla Terra, madre e donatrice di beni indispensabili.
Un’Europa a supporto della solidarietà umana
L’Unione Europea non ha espressamente modellato le proprie strategie politiche occupandosi di convivialità in senso stretto, ad eccezione di progetti specifici di cooperazione europea, come il progetto 4Cs (From Conflict to Conviviality through Creativity and Culture), lanciato per stimolare e alimentare un dialogo interculturale e occasioni peculiari di convivialità, come quella recentemente avvenuta tra l’Ambasciatore dell’Unione europea in Marocco e giovani ragazzi marocchini per riflettere sul partenariato Unione Europea-Marocco e sulle iniziative congiunte in materia di istruzione, formazione, sviluppo delle capacità, mobilità, inclusione sociale e sostegno all’imprenditorialità.
Eppure, la solidarietà tra stati membri è uno dei pilastri fondamentali del patto costitutivo dell’Unione di Stati e comunità europee. E la convivialità è la sorella stretta della solidarietà, l’uno è presupposto dell’altro.
Dal momento che in UE oltre il 5% della popolazione è composta da persone nate al di fuori dei confini politici europei, è essenziale riuscire a integrare questi milioni di persone con i restanti cittadini del continente e per questo l’Unione Europea sta integrando un nuovo framework che consenta più facilmente lo scambio senza appiattimento, così da mettere in risalto l’importanza delle relazioni reciproche. Anche lo stesso EU Green Deal ha senso solo se pensato all’interno di una cornice di solidarietà: è impensabile credere di poter raggiungere risultati così ambiziosi senza che vi sia una forte cooperazione alla base tra gli stati membri e senza quello stesso senso di appartenenza e comunità propri di una unione coesa non sarà possibile soddisfare obiettivi realizzabili solo in ottica collettiva.
Infine, solidarietà è stata la base per il piano d’azione europeo per affrontare la crisi pandemica e la chiave per affrontare le crisi belliche che hanno luogo nel nostro continente e che hanno impattato, sebbene non in maniera eguale, le vite di tutti noi.
Rigenerare il mondo una forchettata per volta
Se il cibo è per il Future Food Institute lo strumento cardine e mezzo con il quale possiamo rigenerare il mondo in modo integrato ed integrale, allora la condivisione fisica del cibo, intesa nel suo potere di unione e riunione tra persone e di persone con il territorio, è cruciale per poter creare comunità più resilienti, unite e consapevoli. Perchè è proprio partendo dalla consapevolezza di gesti quotidiani, come il mangiare insieme, che possiamo comprendere il nostro impatto sul mondo che ci circonda e su ogni essere vivente che ne fa parte.
Per questo, cuore di tante attività ed iniziative del Future Food Institute hanno posto al centro la convivialità ed il suo magnifico potere rigenerativo, individuale, sociale, identitario e ambientale.
Anche quando la pandemia ci ha forzati a stare lontani. E’ stato grazie alle Climate Suppers, parte integrante dei nostri Boot Camp in versione digitale, l’occasione per omaggiare comunque il convivio, anche se a distanza, discutere di abitudini alimentari, scoprire varietà locali e condividere pensieri e riflessioni che dal cibo arrivano a toccare cambiamento climatico, tradizioni, identità.
Ma è soprattutto dal nostro Living Lab di Pollica, al centro del Mediterraneo e Comunità Emblematica della Dieta Mediterranea, che il potere della convivialità è stata rilanciata con una potenza e risuono esponenziale. Perchè come ricorda l’UNESCO, che eleva la Dieta Mediterranea come patrimonio culturale immateriale dell’umanità, uno dei cardini indiscussi di questo stile di vita è quello di promuovere “l’interazione sociale, poiché il mangiare in comune è alla base delle usanze sociali e delle festività condivise da una determinata comunità, e ha dato origine a un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende.”
Il cibo nella Dieta Mediterranea è uno stile di vita in cui il tempo è valorizzato, come una profonda connessione tra le dimensioni naturali, sociali e interiori; cibo che unisce e riconnette vite e persone, non solo tra di loro ma anche con il territorio e la Terra. Uno scambio che non la vede solo motore ma anche prodotto stesso, poichè ciò che oggi celebriamo come Dieta mediterranea nasce dall’incontro dei popoli che avevo popolato questa area ricca di risorse ancora inesplorate, scambi, contaminazioni, incontri. Attraverso questa riconnessione alle nostre radici possiamo riscoprire noi stessi come parte di una comunità, e non come piccole particelle che vivono di vita autonoma.
Per questo, ogni evento, conferenza, iniziativa, percorso svolto a Pollica, non poteva che terminare con la condivisione del pasto. Dai nostri Boot Camp in presenza alle celebrazioni della Dieta mediterranea, dalla Settimana della Cucina italiana nel mondo fino alla recente settimana Europea dell’AgriFood.
Il convivio diventa protagonista e mezzo per scoprire i protagonisti del cibo, per condividere conoscenze portando il campo sulla tavola, per vivere direttamente la cultura identitaria di un territorio. “Trame mediterranee – Dalla terra al banchetto” è stata l’occasione per riscoprire la convivialità dal vivo e lo stare insieme, partendo dalla fonte ancestrale di arricchimento e fil rouge della nostra vita: il cibo.
Ma il convivio al Future Food viene visto ed interpretato come strumento di condivisione e integrazione, un ponte per la pace tra persone e mondi diversi tra loro, un canale comunicativo preferenziale, che passa non dalle parole, ma da valori umani collettivi e condivisi. Per questa ragione abbiamo promosso una raccolta fondi per l’Ucraina che si incentrasse sempre attorno alla tavola, nostro luogo di riferimento, allo scopo di portare all’attenzione dei partecipanti la vera essenza dei convivi, ossia lo scambio e la solidarietà. Future Food si occupa di cibo, ma il cibo è vettore di relazioni – con le persone, con la natura, con gli ecosistemi – e il convivio è la linfa vitale che permette l’esistenza di questi legami, simbolo ed emblema di un impegno molto più profondo che va ben aldilà della mera condivisione del nutrimento, ma che è invece nutrimento per lo spirito e gli animi.
Perchè ogni volta che ci riuniamo intorno ad un tavolo ci ritroviamo ad onorare il passato, vivere il presente e prepararci per costruire il futuro.